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JUNGO VISTO DALLA VALCAMONICA
di Franco Gaudiano - viaggiatore sobrio
04/06/2007

California - Valcamonica

Un viaggiatore sobrio guarda al suo territorio con l'occhio dello junghista

a cura di Franco Gaudiano - operatore culturale e redattore per 'Graffiti'

 

Che la viabilità in Val Camonica sia un serio problema è talmente evidente a tutti che non ritengo necessario esporne i difetti in questo articolo. Preferisco essere propositivo e chiamo in causa i lettori di Graffiti in prima persona. Vogliamo o no un sistema più efficiente, economico, sociale? Meno inquinante, stressante, congestionante delle nostre strade? La soluzione esiste, è nuova, è semplice, legale, accessibile a chiunque, dovunque, e non chiede di modificare le infrastrutture esistenti. Sta soltanto a noi agire.

Vi presento Jungo: un sistema snello e autogestito di mobilità urbana ed extraurbana, ideato da un intraprendente romagnolo, Enrico Gorini, che sta cercando di farlo conoscere in tutta Italia – e speriamo che la Val Camonica non sia il fanalino di coda! L’idea si può definire una forma di glocalization (globalization locale), vocabolo utilizzato dalla rivista Il Consapevole (gen. ‘07) che in questi termini descrive il movimento: “Jungo promuove la socialità degli uomini e delle donne che si spostano, eliminando la solitudine del viaggiare post-moderno; è un fattore di uguaglianza, perché consente una mobilità alternativa anche a chi, per marginalità geografica o sociale, non si potrebbe permettere spostamenti in auto.”

Di che si tratta? Torniamo all’autostop? Non esattamente. Il pollice in fuori, un tempo abbastanza diffuso sulle nostre strade, è pressoché scomparso principalmente per due motivi ragionevoli: i tempi di attesa, spesso lunghi, e la diffidenza nei confronti dell’estraneo. Jungo, che pure si ispira al concetto base di condivisione di un’auto privata per passeggeri “estranei”, si propone di mettere a posto la sicurezza e la rapidità, e vi aggiunge la convenienza economica per chi offre un passaggio, togliendo il carattere di unilateralità tipico dell’autostop. Sicchè, il modello è simile all’autostop, ma mentre l’autostop è roba da pochi aficionados, Jungo potenzialmente è di massa, perché consente di spostarsi in sicurezza e in tempi rapidi.

Cominciamo dalla sicurezza. Non è possibile entrare nel sistema se la fedina penale è sporca. La tessera Jungo infatti, e l’immissione in banca dati, sono possibili solo previo un accertamento del casellario consentito dallo stesso richiedente. Chi si iscrive accetta un codice di comportamento che uniforma regole e permette l’identificazione immediata dell’utente, il che consente un “monitoraggio” costante dei partecipanti. Una tessera di identificazione viene rilasciata e può essere revocata a chi infrange le regole, portando all’esclusione degli indesiderati, e determinando un effetto deterrente. Altri dispositivi aggiuntivi contribuiscono a creare diversi livelli di sicurezza.   Il fattore psicologico, che ci fa percepire chi non conosciamo come una minaccia, dovrebbe essere sostituito dalla possibilità di riconoscere l’altro come un sostenitore della nostra stessa idea e un’opportunità di contribuire insieme alla realizzazione di un’ideale comune. La condivisione di un tratto di strada, oltre ad essere una convenienza reciproca, diventa pure un atto sociale.

Mostrare la propria Jungo card al posto del pollice è un modo di affermare un scelta consapevole ed etica. Lo Jungista non si limita a “sfruttare” il pilota di passaggio, ma è tenuto a pagare una tariffa, sia pure modesta, di 10 centesimi a chilometro, per contribuire alle spese di carburante. L’abbiamo detto: la “convenienza”, per essere tale, non può che essere bilaterale . Nessuna percentuale va al gestore di Jungo, che non viene nemmeno contattato, a meno che non insorgano problemi. Il sistema, una volta messo in moto, è autogestito con assoluta semplicità.

Rapidità ed efficienza, se non proprio garantite al 100%, sono assicurate dal movimento stesso generato da Jungo. Più gente partecipa a questa modalità aggregativa, meglio il sistema funziona (sta proprio a noi, l’ho detto, no?). Attualmente Jungo sta diventando un vero e proprio movimento di opinione, ed è allo studio un esperimento pilota in un territorio “incubatore”, ancora da individuare.

Io so per esperienza, per avere usufruito di un simile “mezzo di trasporto”, il car pool in America, che il tempo di attesa è mediamente inferiore ai cinque minuti e spesso si trova un passaggio “in tempo reale” nelle ore di punta sulle tratte frequentate da automobilisti pendolari. 

Facciamo un esempio pratico, ipotizzando che alla città di Darfo Boario Terme vengano assegnati due punti di aggregazione Jungo: Piazza Mercato per chi va in direzione sud e il piazzale dell’autostazione di Boario per la direzione nord. Io, che ho tre posti vuoti in macchina, prima di imboccare la superstrada per Nadro dove lavoro alle incisioni rupestri, decido di dare un’occhiata al parcheggio dell’autostazione. Mi costa un minuto, risparmierò forse un Euro. Vedo tre persone che esibiscono la Jungo card e so già che vanno nella mia stessa direzione. Non tutti andiamo a Nadro? Non c’è problema: chi va a Bienno scende a Esine, dove troverà un passaggio all’uscita della super (altro ipotetico punto Jungo); chi scende a Cividate mi chiede una deviazione che mi costa un altro minuto (ahi!) e chi prosegue per Cimbergo si ferma a prendere un caffé nel nuovo bar del campo sportivo di Nadro (dove parcheggiano i pullman) e farà gli ultimi chilometri con un altro Jungista diretto a monte.

A proposito di montagne, il promotore di Jungo Enrico Gorini, che è di Rimini, realtà urbana di pianura, ha studiato anche situazioni di reti viarie di montagna e ritiene (cito a memoria da un suo comunicato in internet) che sistemi viari di fondovalle, disseminati di centri minori, con fluttuazioni stagionali di tipo turistico, potrebbero trarre il massimo vantaggio da Jungo, non solo per la possibilità di sfruttare Jungo con meno passaggi (unicità della direttrice principale) ma soprattutto perché Jungo trova maggior efficienza quanto più c’è traffico, e dunque tende a eliminare le punte di traffico; paesi montani che stanno pensando di realizzare circonvallazioni nei boschi per ridurre l’impatto di agosto, potrebbero valutare che Jungo, messo a regime, potrebbe togliere del tutto tale necessità. Il modello Jungo inoltre favorirebbe conoscenze reciproche e il commercio locale, senza appesantire il traffico all’interno di questi piccoli centri, spesso congestionati dal turismo motorizzato non locale. Immaginate una specie di mini servizio spontaneo di auto-navetta ai bivi della SS42 per raggiungere le vie pedonali di Ponte di Legno!

Il problema, si obbietterà, è cambiare la mentalità delle persone. Già. “La parola chiave dell’idea Jungo – afferma un articolo su Aam Terranuova (marzo ’07) – è collaborazione”. Collaborare, un’arte che gli Italiani avevano sviluppato in tempi difficili (come il dopoguerra dei tempi dei miei nonni) ultimamente si è perduta in un isolazionismo individualista, generato forse dal benessere, che ora però ci sta costringendo a pagare un pedaggio troppo alto... non solo sulle autostrade.

 

Il sito www.jungo.it contiene i dettagli del progetto, una rivista monotematica, il forum, e i modi per partecipare al progetto

In Val Camonica: Franco Gaudiano - 333.7192791

 

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